Archivio per concerto de aranjuez

Sketches of Spain

Posted in miles davis with tags , , , on aprile 17, 2009 by milesdavis91

Nel 1959 Miles Davis si trovava a Los Angeles da un suo amico, Joe Montdragon, che gli fece ascoltare il Concerto de Aranjuez del compositore spagnolo Joaquin Rodrigo. L’opera colpì talmente Miles che portò subito il disco a Gil Evans per discuterne l’arrangiamento. Per fare un album, però, bisognava trovare altri pezzi, così “The Pan Piper” venne fuori da un disco di folklore peruviano, “Saeta” era invece una marcia che in spagna veniva suonata durante la processione del Venerdì Santo. “Saeta” è un antico canto religioso andaluso cantato da una donna da un balcone sotto al quale si ferma la processione a Siviglia. La tromba di Miles riproduce la voce di quella donna e alla fine la fanfara di trombe da il segnale alla processione di ripartire.

La difficoltà di questo pezzo è infatti proprio l’imitazione della voce umana con uno strumento musicale, si trattava di un brano nato per essere cantato e bisognava mantenere lo stesso feeling pur suonandolo con la tromba. Dentro c’è anche un che di Africa, l’improvvisazione di Miles segue infatti scale Arabe che danno un senso di Oriente, con un misto tra gioia e tristezza.

Un po’ di questo sentimento lo ritroviamo anche in “Solea”, uno standard del flamenco, una canzone sulla solitudine, la nostalgia e il lamento, sentimenti che Miles accomuna a quelli dei neri americani nel blues.

 

Miles racconta che gli arrangiamenti di Gil erano così fitti che uno dei trombettisti dell’orchestra, Bernie Glow, dalla fatica diventò tutto rosso nel suonarlo. L’orchestra era composta da musicisti classici e non volevano perdere nemmeno una nota, allora Miles e Gil cominciarono a dirgli di non suonare esattamente come era scritto, ma molti di loro erano totalmente incapaci di improvvisare e così Gil dovette risistemare alcune partiture e sostituire alcuni musicisti. Berni continuava a diventare rosso ma come tutti gli altri suonò alla grande.

Anche i percussionisti erano classici e non pratici con l’improvvisazione, ma questa era affidata a Jimmy Cobb ed Elvin Jones alla batteria e percussioni e Chambers al contrabbasso. Bisognava solo trovare il giusto equilibrio tra i classici e i jazzisti, e questo era assicurato dalla bravura di Gil.

 

L’album piacque e vendette bene, anche se per la critica quello non era jazz e accusò Davis di essersi piegato agli interessi commerciali. Ma per Miles la critica contava meno di zero, a lui l’album piaceva, punto.

Anche Joaquin Rodrigo il compositore del Concerto de Aranjuez, disse che il disco non gli piaceva, ma questo non bastò a fargli rifiutare le royalty che gliene derivarono.

 

Una volta, scrive Miles nella sua autobiografia, una donna gli raccontò che aveva portato questo disco ad un vecchio torero a riposo che, meravigliatosi che uno straniero potesse suonare una musica basata sulla cultura spagnola, si sedette ad ascoltarlo insieme alla donna. Quando il disco finì, si mise l’abito da torero, entrò nel recinto e combatté contro uno dei tori da combattimento che allevava e lo uccise. Poi disse alla donna che quella musica lo aveva così emozionato che non aveva saputo trattenersi. È una storia abbastanza assurda e lo stesso Miles riconosce l’assurdità e l’incredibilità di questo racconto ma la donna gli giurò che fosse vera.