Uscire dal tunnel?

Posted in miles davis with tags , , , , , , , , on marzo 25, 2009 by milesdavis91

miles davis
Nel 1951, Miles si trovava completamente nell’inferno della tossicodipendenza.
Pochi club, tra cui il prestigioso Birdland accettavano lui e la sua band, della quale facevano parte anche Sonny Rollins e un quasi ventenne Jackie McLean ma che già suonava alla grande.
Deciso a rimettere in sesto la sua reputazione, Miles, tornò anche ad esercitarsi per rimettere in forma le sue labbra. Inoltre nel 51 venne fuori una nuova tecnologia per registrare chiamata “microsolco” che consentiva di andare altre il limite dei 3 minuti e quindi suonare gli assolo come nei club. Nei 3 minuti imposti dai 78 giri non c’era abbastanza spazio per fare un improvvisazione, come invece avveniva nei locali. Miles sarebbe stato il primo musicista a registrare in studio un 33 giri. Per l’occasione chiamò Sonny Rollins, Art Blakey, Tommy Potter, Walter Bishop e Jackie McLean che era alla sua prima registrazione. Miles era in forma e aveva fatto provare molto tutta la band, cosi tutti suonarono veramente bene. L’album, registrato per la Prestige, venne chiamato Miles Davis All Stars. Charles Mingus suonò in “Conception” anche se il suo nome non compare poiché aveva un contratto in esclusiva con la Verve.

Nel ’52, Miles decise che era arrivato il momento di uscire dal tunnel, e pensò che la boxe avrebbe potuto aiutarlo. Era un appassionato e decise di chiedere di essere allenato a Bobby McQuillen, un ex pugile, era stato un grande peso welter finché non mollò dopo aver ucciso un tizio sul ring, e si mise ad allenare.
McQuillen lo guardò disgustato e gli rispose che non avrebbe mai allenato un tossico, che doveva tornare a casa a St. Louis e smettere con quella roba.
Dopo quelle parole, Miles, chiamò suo padre per farsi venire a prendere.
Ma nemmeno a casa, riuscì a star lontano dall’ago e senza nemmeno accorgersene era tornato a bucarsi. Arrivò ad urlare ed insultare suo padre all’interno del suo studio dentistico con tutta la gente a guardarlo stranita. Cosi il padre lo fece rinchiudere in galera per un po’, ma facendo in modo che quell’arresto non risultasse ufficiale. La prigione lo tenne lontano dall’eroina per un po’, ma appena uscì, bucarsi fu la prima cosa che fece.
Il padre lo portò nella prigione federale per i tossicomani per la riabilitazione, ma Miles convinse il padre che ne sarebbe uscito da solo e tornò a New York. Poco a poco ricadde nel vizio, continuando a ripetersi che prima o poi ne sarebbe uscito, si trattava solo di decidere il quando.

Il 1953 sembra l’anno del riscatto, Miles sembra in ottima forma e ottime sono le registrazioni di quell’anno. Ma l’eroina continua a tenere stretto il trombettista. Miles riusciva a sopravvivere con i soldi che tirava su dalle donne come pappone, si ritrovò a impegnare oggetti non suoi e perderli.
La stampa rivelò i nomi di molti dei musicisti tossici tra cui Miles Davis, e dopo che la cosa divenne di dominio pubblico, fu difficile trovare di nuovo lavoro.
Tornò per un po’ a St. Louis per ripulirsi, o almeno ci provò, ma con scarsi risultati.
Partì insieme a Max Roach e Charles Mingus per la California, giusto il tempo di suonare un po’ con Max, conoscere Frances Taylor, che più avanti sarebbe diventata la prima donna spostata legalmente, rischiare la prigione e ritornare a farsi di brutto.
Per la 3° volta tornò a casa per disintossicarsi, ma questa volta era convinto che ci sarebbe riuscito, molti musicisti avevano già smesso da tempo con quella roba, altri ne erano stati uccisi.
Arrivato alla fattoria del padre, decise di chiudersi a chiave nel piccolo appartamento di 2 stanze nella dependance di quell’enorme fattoria e rimanere li a superare da solo le sue crisi d’astinenza.
Miles parla di una sofferenza indescrivibile, dolori in tutto il corpo che andarono avanti per circa una settimana senza nemmeno riuscire a mangiare finché un giorno tutto finì. Finalmente fuori, pulito nuovamente affamato. Adesso bisognava rimettere in piedi la propria vita e carriera.

“Sei entrato nel tunnel”

Posted in miles davis with tags , , , , , , on marzo 25, 2009 by milesdavis91

Miles Davis e Juliette Greco

Nel 1949 Davis si trova per una breve tournèe a Parigi. Qui Miles si innamora di Juliette Greco, è una storia breve ma intensissima, nonostante potessero comunicare solo con espressioni o movimenti del corpo. A Parigi Davis e i suoi musicisti si sentono veramente accettati. Qualsiasi cosa facessero, giusta o sbagliata, venivano applauditi, accettati e osannati al contrario di ciò che succedeva a New York.
Il ritorno negli Stati uniti fu infatti molto doloroso per Miles Davis, si innamorò di Parigi e di Juliette, ma dopo un paio di settimane se ne andò e sprofondò nella depressione e nell’eroina.
A New York, oltre all’amarezza per il ricordo di Parigi, fu anche difficile trovare lavoro per Miles, nonostante fosse una star internazionale. Mentre molti musicisti bianchi lavoravano copiando Birth of the Cool.
Tutto questo spinse sempre più Miles verso l’eroina insieme a molti altri musicisti come Dexter Gordon, Art Blakey, Sonny Rollins, Jackie McLean.
Bird, Sonny Stitt, Bud Powell, Billy Holiday e molti altri erano pesantemente immersi nell’eroina come anche parecchi musicisti bianchi come Stan Getz, Gerry Mulligan, Red Rodney o Chet Baker, anche se per la stampa sembrava che la droga girasse soltanto tra i neri.

E intanto Miles si allontanava sempre di più dalla sua vita, dalla sua famiglia, da Irene, la sua compagna e i loro 2 figli. L’unica cosa che gli interessava era procurarsi l’eroina e sniffare tutta quella che trovava, finché un suo amico spacciatore gli consiglio il buco:
«Miles, non buttare tutti questi soldi per rimediare roba da sniffare, perché continuerai a star male. Sparatela in vena e ti sentirai molto meglio» . Da qui iniziarono quattro anni di inferno per Miles.
Tutto ciò mentre diventava sempre più famoso e sicuro di se stesso.
Nel 1950 l’eroina si portò via il trombettista Fats Navarro, uno dei migliori amici di Miles Davis.
Miles iniziò a volerla smettere con l’eroina, ma era una lotta difficile. Anche la sua personalità era completamente cambiata e il quieto, onesto e gentile Miles non esisteva più. Davis era diventato, come lui stesso si definisce, un “tossico professionista”, divenne un pappone per procurarsi i soldi per l’eroina di cui aveva continuamente bisogno “tutto il giorno e tutta la notte”. Inizio anche a scegliere gli ingaggi tenendo conto di quanto sarebbe stato facile procurarsi la roba.
Fregò persino dei soldi all’amico Clark Terry. Clark doveva partire in tour con Count Basie, ma avendo visto Miles sofferente, con gli occhi rossi e il naso gocciolante, gli offrì da mangiare e lo lasciò nella sua stanza a dormire permettendogli di rimanere e riposarsi mentre lui partiva per il tour. Ma, rimasto solo, Miles si prese una tromba e parecchi vestiti da impegnare e vendere per pochi soldi.
Però Clark era veramente un amico per Miles e sapendo bene quali fossero i motivi che avevano spinto Miles ad un gesto del genere, lo perdonò anche se negli anni successivi ogni volta che lo trovava a bere in un bar con il resto ancora sul bancone, se lo prendeva come rimborso per il furto subito.

Ormai a corto di soldi, finita del tutto la sua relazione con Irene, decise di tornare a suonare con Billy Eckstine, nonostante non gli piacesse più suonare quella musica.
Si trovava a Los Angeles per l’ultima tappa del tour alla ricerca di eroina insieme a Dexter Gordon, Art Blakey, e Charlie Parker quando venne arrestato per la prima volta. Uscì molto presto di galera, grazie all’intervento del padre, e appena fuori ricominciò a farsi. Dopo che venne fuori la notizia dell’arresto fu ancora più difficile trovare lavoro, non c’era niente di meglio da fare che drogarsi.
Da star internazionale, adesso veniva additato come uno dei tanti tossici, e il lavoro diminuiva.
Ma sembrava impossibile riuscire a togliersi quel vizio, nonostante Miles si rendeva conto di quanto stesse peggiorando la sua vita. Fin da ragazzino gli era sempre piaciuto avere stile, vestire elegante essere sempre in tiro. Adesso si vestiva con qualsiasi cosa bastava a coprirlo, aveva smesso di esercitarsi con la tromba e la sua impostazione ne aveva risentito parecchio.
La dipendenza dall’eroina aveva ormai completamente preso il posto della passione per la musica.

L’inizio della tossicodipendenza

Posted in miles davis with tags , , , , , on marzo 23, 2009 by milesdavis91

video dal film “Bird”, diretto da Clint Eastwood nel 1988

 

Torniamo indietro al 1946, Miles e Bird si trovano in California, un posto nuovo in cui divenne difficile per Bird soddisfare il suo vizio. Senza l’eroina si tuffò, quindi, nell’alcol e tutto quel bere lo mandò presto fuori di testa. Era in condizioni pietose e sembrava ad un passo dalla morte.

Una sera di luglio, ubriaco come al solito, si addormentò con la sigaretta accesa e diede fuoco al letto. Poi si mise a correre in strada nudo e fu arrestato e rinchiuso per sette mesi al Camarillo State Hospital dove subì l’elettroshock che all’epoca sembrava la giusta soluzione per tutti i problemi mentali.

Con l’uscita di scena di Bird, Miles, che già aveva una famiglia e due bambini da mantenere, si unì all’orchestra di Billy Eckstine a Los Angeles, tornando con loro a New York e lasciando Bird nell’ospedale psichiatrico nonostante Charles Mingus provò a convincerlo a rimanere per aspettare l’uscita di Bird.

 

E fu proprio mentre era con la band di Billy Eckstine che Miles cominciò a sniffare cocaina ed eroina. Girava un sacco di roba nel mondo del jazz, anche perché girava l’idea che usare l’eroina ti facesse suonare come Bird, e questo fregò molti musicisti. Miles scrive nella sua autobiografia che forse anche lui aspettava che il genio di Bird gli piovesse addosso per miracolo. Ma subito dopo leggiamo anche che, per lui, buttarsi in quelle cazzate fu un errore davvero pesante.

Ma erano veramente pochi i musicisti puliti all’epoca, Bird si faceva e suonava divinamente, e per suonare come Bird i musicisti avrebbero fatto qualsiasi cosa.

 

E’ strano, ma l’unico che riusciva a suonare come Bird era Dizzy Gillespie. E Dizzy era pulitissimo e la sua musica era stratosferica. Ma forse era più facile attribuire la capacità di Bird all’eroina, che cercare di dare una spiegazione all’abilità di Dizzy.

Miles racconta che lo stesso Bird gli aveva più volte detto che se l’avesse trovato a bucarsi gli avrebbe spaccato il culo.

E non mancavano esempi degli effetti negativi dell’eroina:

Bud Powell, tra i migliori pianisti del be-bop, che si ammalò di schizofrenia o Freddie Webster, che morì nel ’47 per un overdose di eroina, e lo stesso Bird che sembrava continuamente sul punto di morte, anche se poi suonava divinamente.

E come ho già scritto in un altro post, i comportamenti da tossico di Bird stancarono presto Miles, che abbandonò il gruppo di Parker e orientò la sua musica verso un nuovo stile.

Birth of the Cool

Posted in miles davis with tags , , , , , , on marzo 20, 2009 by milesdavis91

I comportamenti da tossico di Bird, iniziarono a stufare anche Miles. Bird, spesso, non pagava i suoi musicisti per potersi procurare l’eroina. Nel 1947 stanco di tutto questo Miles, dopo l’ennesimo litigio con Bird, cominciava a pensare di lasciare il gruppo.

Inoltre Miles iniziava a prendere sicurezza in se stesso, nella sua musica e nel suo stile e anche la critica iniziava, finalmente, a riconoscere i suoi meriti.

Così Miles, pur continuando ancora a suonare con Bird (che però avrebbe lasciato molto presto), nel 1948 iniziò a collaborare con Gil Evans e Gerry Mulligan per dare vita ad un nuovo gruppo con la voglia di staccarsi dalla musica veloce e intensa del be-bop. Ne nacque un nonetto insolito per la presenza del corno francese e della tuba.

Nel nonetto erano inclusi alcuni musicisti bianchi, tra cui Lee Konitz al sax alto, e questo provoco malcontenti tra i musicisti neri senza lavoro, ma Miles sceglieva i suoi musicisti per come suonavano e non gliene fregava nulla di che colore fossero.

Dalle registrazione effettuate tra il 1949 e il 1950 nacque l’album Birth of the Cool, che divenne presto un pezzo da collezionisti e rappresentò il manifesto del cool jazz.

Birth of the Cool rappresentava la risposta alla musica di Bird e Diz, era caratterizzato da uno stile dolce e da linee melodiche morbide e rilassate. Era una musica che la gente bianca poteva ascoltare e capire senza fatica. Il be-bop era musica completamente nera. Birth of the Cool, era orecchiabile e in più c’erano dei bianchi che vi suonavano. E questo, secono Miles, ai critici bianchi piaceva molto.

be-bop

Posted in miles davis with tags , , , , , on marzo 20, 2009 by milesdavis91

Charlie Parker & Miles Davis

Siamo nel 1944, e un giovane Miles arriva a New York per frequentare la prestigiosa Juilliard School of Music, ma soprattutto per cercare Dizzy Gillespie e Charlie “Bird” Parker, gli inventori del be-bop e poter suonare con loro.

La ricerca si rivelò più faticosa del previsto, oltretutto veniva continuamente invitato a lasciar perdere Bird, perso nella droga e nell’alcol, un tipo che il Miles giovane e dall’aspetto innocente era meglio che non frequentasse. Ma questo non frenò affatto Davis il cui scopo principale del suo arrivo a New York era portarsi il più vicino possibile a Bird e Dizzy.

Fu proprio inquesto periodo che la gente inizio ad apprezzare la musica di Miles Davis nelle continue jam session sulla Cinquantaduesima ma soprattutto al Minton’s Playhouse ad Harlem.

Mollò, quindi presto la Juilliard.

Era evidente per Miles che poteva imparare molto di più in una session sola al Minton’s che in 2 anni alla Juilliard, troppo filo-bianca e dannatamente razzista per lui.

Insieme ad altre giovani future stelle del jazz come Fats Navarro, Max Roach o J.J. Johnson, aveva deciso di guadagnarsi la laura all’università del bebop del Minton’s sotto il patrocinio dei professori Bird e Diz.

 

Tra il 1944 e il 1945 il be-bop usci dal Minton’s, dove era nato, per approdare sulla Cinquantaduesima, tra i bianchi e tra il razzismo, tra i critici che stroncavano il be-bop e la gente che riempiva i locali all’inverosimile per ascoltare quella “nuova musica”.

Il gruppo di Bird e Dizzy era incredibile, ma Dizzy non sopportava il comportamento di Parker, sempre strafatto e in ritardo. Capitava che Bird saltasse interi concerti, e questo portò Dizzy a lasciare il gruppo.

Bird prese quindi Miles Davis a suonare con se anche se in molti, compreso lo stesso Miles, avrebbero preferito rivedere Dizzy.

La sostituzione di Dizzy con Miles, infatti, cambio il sound del gruppo.

Lo stile di Miles Davis era complementare a quello di Bird, Miles lasciava a Charlie Parker molto più spazio e liberta di Dizzy, che invece aveva un modo di suonare molto simile a quello di Bird.

Musicisti milesiani

Posted in miles davis with tags , , on marzo 13, 2009 by milesdavis91

paolo fresu

L’incredibile influenza di Miles Davis è testimoniata oggi da numerosi trombettisti, nella cui musica sano ravvisabili, in modo più o meno evidente a seconda dei casi, rievocazioni milesiane.

Molti famosi trombettisti omaggiano questo grande artista riproponendo al pubblico di oggi alcuni tra i suoi brani più conosciuti cercando di imitare il suono della sua tromba oppure proprie composizioni ispirate dallo stile di Miles.

Gli italiani Paolo Fresu (nella foto) ed Enrico Rava sono solo 2 tra i molti e famosi trombettisti nella cui musica si può intravedere a volte anche molto chiaramente l’influenza della musica di Miles Davis.

Miles Davis (1926-1991)

Posted in miles davis with tags on marzo 13, 2009 by milesdavis91

miles davis

Sono trascorsi quasi 20 anni, ormai, dalla scomparsa a soli 65 anni del genio sregolato di Miles Davis, indubbiamente uno tra gli artisti più influenti e innovativi del XX secolo.

Osannato e condannato dalla critica, è palese il contributo che Miles ha dato alla musica.

Durante la sua intensa carriera ha attraversato innumerevoli stili e generi, reinventandosi e rimettendosi continuamente in gioco per non essere sopraffatto dallo scorrere delle mode, dai gusti e dai nuovi idoli del pubblico.

Una carriera di eccessi tra musica, pittura, boxe, donne, droga, lusso e razzismo.

Un uomo forte e fragile nello stesso tempo, un mito, che rimarrà tra i più significativi e suggestivi per molto, molto tempo ancora.